
Il 29 marzo 2025, al Teatro della Regina di Cattolica, si è svolta la cerimonia di premiazione del Premio Pegasus Cattolica. Donatella Mascia ha ricevuto il Premio speciale della Giuria per il suo romanzo biografico «Sadia. Storia di una donna», pubblicato da Stefano Termanini Editore.
Durante la cerimonia, il nome dell’autrice è stato proiettato sul grande schermo e Donatella Mascia ha condiviso con il pubblico temi e valori della sua opera. «È stata una grande soddisfazione», ha commentato l’autrice, lieta del riconoscimento ottenuto.
«Sadia. Storia di una donna» nasce da un incontro avvenuto per caso. Donatella Mascia racconta di essersi incuriosita delle tecniche orientali di depilazione con il filo e dei massaggi con attrezzi di legno tradizionali praticati da Sadia, che è estetista, titolare di una attività a Genova. Quello che inizialmente era un semplice rapporto professionale – dice – è divenuta occasione di condivisione; poi anche di confidenza.
«Quando Sadia ha cominciato a raccontarmi la parte più difficile della sua vita, ovvero il matrimonio combinato per lei dalla sua famiglia», riferisce l’autrice, «mi ha detto di essersi sentita come una bambolina, manovrata dagli adulti: la vestivano, la obbligavano a sposarsi. Tutto ciò che le accadeva era estraneo alla sua volontà, le facevano fare quello che volevano e, in fondo, si servivano di lei». Così, giorno dopo giorno, è emersa una storia drammatica: il matrimonio forzato, le violenze del marito, il coraggio di Sadia, la sua capacità di non perdersi mai d’animo e di combattere.
Originaria del Bangladesh, Sadia è stata data in sposa quando era ancora bambina a un uomo del suo paese che viveva già in Italia. «Le hanno trovato un marito senza verificare le condizioni in cui sarebbe andata a vivere e il carattere dell’uomo a cui la legavano», spiega Donatella Mascia. «Gliel’hanno venduta e l’hanno fatto in omaggio a pregiudizi e falsi miti: per niente».
La vita di Sadia in Italia è stata segnata da violenze e soprusi. Il marito, quasi illetterato e con difficoltà a parlare italiano, viveva con frustrazione la superiorità culturale della moglie. «Lui sentiva crescere dentro di sé l’odio per lei, che vedeva come una parassita», osserva l’autrice che, preparando il suo romanzo e, poi, scrivendolo, ha fatto approfondite ricerche e ha cercato di comprendere quale potesse essere la psicologia dell’uomo.
La situazione è precipitata quando Sadia ha compreso che il marito sarebbe andato oltre, che sarebbe passato «dalla minaccia ai fatti». Ha temuto per la propria vita. Con grande coraggio, sfruttando un momento di assenza di lui, è fuggita, prima a Cipro, poi a Roma, dove ha trovato un lavoro stabile, e infine a Genova, per tagliare definitivamente i ponti con il suo passato e con il suo persecutore.
Molte situazioni e cose hanno fatto soffrire Sadia. Nessuna, tuttavia, l’ha fatta soffrire quanto la mancanza di sostegno da parte della famiglia di origine: «Sadia mi ha detto di essersi sentita tradita dai suoi familiari. E lo capisco. Lei avrebbe voluto decidere di sé, studiare, affrancarsi. Lo ro volevano che si piegasse alle usanze correnti. Sadia diceva loro che il marito era violento, loro le rispondevano che il suo era un carattere ribelle. E davano ragione a lui».
Sadia, però, ce la fa. «Sadia lo ha detto, quando ha voluto e potuto intervenire, nel corso della presentazione del nostro libro: “farcela si può”», conclude Donatella Mascia. «Sadia ha invitato le altre donne che subiscono violenza a fare come lei. A non avere paura. Vorrei che il mio romanzo, oltre a raccontare una storia a lieto fine e a rendere omaggio alla forza di una donna che è riuscita a tornare padrona del proprio destino e a decidere del proprio futuro, fosse un messaggio di consapevolezza rivolto a tutte le persone che subiscono violenza. Vorrei che portasse un messaggio di speranza. Che ci aiutasse a essere più consapevoli, più sensibili, più attenti. A fare di più. Scrivere serve anche a questo».
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