
current issue: Tipologia / Typology

L’idea del tipo architettonico, per quanto apparentemente semplice, rivela una profonda complessità teorica che lo posiziona come elemento centrale del discorso architettonico. Ogni tentativo di indagine critica sul suo ruolo richiede una preliminare articolazione dei principi generali che ne sottendono l’uso, facendo eco alla domanda che Giulio Carlo Argan poneva nel secolo scorso: come si forma il tipo architettonico? L’ipotesi che oggi possiamo formulare è che sia il discorso intorno al tipo a segnare un prima e un dopo nel processo storico di definizione dell’architettura. Non è tanto il formarsi del tipo, quanto la sua lettura, non tanto l’aspetto sintattico del fenomeno, quanto quello pienamente retorico, ad attribuirgli un ruolo decisivo nella costruzione dell’architettura.
All’interno della più ampia tradizione della teoria architettonica, gli elementi costitutivi dell’architettura sono stati spesso considerati stabili e universalmente accessibili. È però attraverso il riconoscimento del tipo come costrutto culturale e sintetico che il discorso architettonico acquista le sue dimensioni analogiche e collettive. In questo quadro, il tipo opera come dispositivo mediatore: collega il programma concettuale con la sua realizzazione materiale, la continuità storica con l’innovazione, i codici culturali condivisi con l’interpretazione individuale. Di conseguenza, l’architettura si impegna in un processo esegetico continuo, nel quale le sue fonti sono percepite come patrimonio comune, e il riferimento tipologico produce forza persuasiva attraverso il suo radicamento nella tradizione linguistica e culturale.
(da Tipologia/Typology di Valter Scelsi, direttore scientifico di GUD)
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