“Esplorando i sentieri del benessere”, a Casale Monferrato

Nicole Freddi, garante per i disabili del Comune di Casale Monferrato, ha organizzato la prima “Giornata del Benessere”

Lo scorso 15 maggio, presso i locali del complesso del ristorante La Torre, in via Candiani d’Olivola a Casale Monferrato, si è tenuta la prima edizione delle “giornate del benessere”, a cura di Nicole Freddi, esperta di aromaterapia e garante per i disabili del Comune di Casale Monferrato. «Esplorando i sentieri del benessere» è il titolo che Nicole Freddi ha scelto per questa prima “giornata”, che ha visto succedersi interventi di Paola Fongi, floriterapeuta, Alessandra Crova, farmacista, esperta in fitoterapia e floriterapeuta, Marina Cabella, reikimaster, Maria Cicconetti, pranoteraputa, autrice con Gino A. Torchio, medico e scrittore, di Mani che curano. La pranoterapia nella mia vita (Stefano Termanini Editore).

«Era normale per gli antichi – ha detto Paola Fongi – cercare nella natura la cura delle malattie. La naturopatia è, perciò, disciplina originaria e molto antica, che entra nell’ombra quando la scienza diventa il solo strumento di interpretazione dell’universo e del mondo. È soltanto nel Novecento che si riscopre l’energia come il fluido che dà forma all’universo. Il rapporto tra noi e le cose viene, di conseguenza, rivisto. Noi siamo una rete di relazioni con scambio di energia. Se ci pensiamo dentro un sistema così fatto, cambiano la nostra posizione e la nostra responsabilità nei confronti del cosmo: ritroviamo l’idea della natura che cura». Paola Fongi è esperta di fiori di Bach, che – spiega – sono «mediatori di un’energia». L’energia ha un’efficacia nel contribuire al benessere degli esseri viventi quando sia canalizzata con intenzione. «Occorre essere consapevoli e responsabili: di ciò che si fa e di ciò che si riceve», aggiunge. Noi non siamo un insieme di “pezzi”: la persona va curata nel suo insieme. Fa un esempio: «Non possiamo pensare che un male al gomito sia soltanto un male al gomito». Ogni “disagio” produce un “disturbo”; ogni disturbo va compreso in quanto effetto di un disagio, sul quale intervenire con la cura.

Alessandra Crova, oltre a essere farmacista, è consulente in Fiori di Bach secondo il metodo tradizionale. Comincia il suo intervento presentando la figura di Edward Bach (1886-1936). Bach disse che «la salute è essere in armonia con la propria anima e che ogni squilibrio è potenziale causa di malattia». D’altra parte, «non tutte le persone sviluppano una malattia benché esposte allo stesso patogeno». Da quando, nel 1936, fu dimostrato che gli agenti stressogeni contribuiscono all’atrofia del timo e, dunque, al crollo del sistema immunitario (Alessandra Crova cita l’endocrinologo Hans Selye), l’intuizione del dottor Bach, secondo cui «salute è un’armoniosa unione di corpo, mente e anima» ha la sua base scientifica. I Fiori che prendono il suo nome sono «38: 37 dei quali sono tinture madri e uno è acqua di fonte». Devono essere assunti consapevolmente – spiega – nel senso che occorre capire la logica che sottendono e che è integrale: si vuole «prendere in considerazione la persona nel suo intero». Peraltro, i Fiori di Bach sono «compatibili con ogni forma di trattamento, vanno bene a ogni età, non hanno effetti collaterali». L’idea è «agire sugli stati energetici» e stimolare «il potenziale di autoguarigione» del soggetto in cura.  Diceva Bach di considerare «privilegio e dovere di ogni medico imparare a guarire sé stesso» e che la guarigione deve venire «da dentro noi stessi». Alessandra Crova conclude facendo ricorso a un’immagine: «I Fiori sono come un’onda sonora. Bisogna dosarli opportunamente. Se mescolo troppi suoni insieme, non sento armonia, ma rumore. Lo stesso con i Fiori: se sono troppi, non si produce l’effetto desiderato». Occorre, dunque, procedere con metodo, assumendoli più volte al giorno, di modo che si manifestino nel paziente e il terapeuta capisca ciò di cui il soggetto in cura ha bisogno per produrre in lui o lei gli effetti di guarigione.

«Reiki» vuol dire energia. Marina Cabella, matematica, è reikimaster. «Noi siamo energia – spiega – il nostro campo magnetico è immerso nell’energia universale. Il Reiki mette in collegamento l’energia universale con l’energia del nostro corpo vitale». Ricorda come ha conosciuto il reiki: «per caso – dice – durante una gita. Un’amica lo praticava, mi ha detto di fidarmi. Mi sono fidata». Il Reiki ha radici molto antiche e richiede un percorso di autoconsapevolezza, suddiviso in tre gradi o livelli. Fu Mikao Usui (1865-1926) a riscoprirlo, traendo ispirazione da testi dell’antico Giappone e da lunghe meditazioni e prove. Da Usui, primo maestro di Reiki, sorse la scuola di Reiki. «Nel Reiki, l’operatore – spiega Marina Cabella – si connette con l’energia di guarigione e la canalizza sul soggetto da trattare, riequilibrandolo. È sua la responsabilità di essere un canale pulito di energia, ampio, dotato di buone intenzioni. Il paziente deve affidarsi. Se c’è, da una parte, purezza di intenzioni e dall’altra affidamento, il metodo funziona». Questa energia è disponibile, è abbondante, nell’universo ce n’è per tutti. Il paziente può imparare a servirsene; a – dice – «attivarla». Un reikimaster, per converso, ha appreso ad agire «sul piano spirituale»; conosce e opera sui «livelli più sottili». È in grado di «attivare altri».

Maria Cicconetti e Gino A. Torchio hanno raccontato il percorso che li ha condotti a collaborare alla scrittura del libro Mani che curano. La pranoterapia nella mia vita (Serel | Stefano Termanini Editore). «Debbo confessarvi che ero scettico» dice Gino A. Torchio. «In quanto medico di medicina generale mi sono sempre occupato della salute degli organi. E benché credessi che ci sono cose che non si vedono e che sono, ciò nonostante, molto importanti e influenti, non credevo che la pranoterapia avesse efficacia. Oggi abbiamo parlato di energia. L’energia è dovunque. Il cosmo contiene una grande quantità di energia che noi non vediamo e che non riusciamo, almeno non ancora, a misurare strumentalmente. Sappiamo, però, che c’è. Avvicinandomi alla pranoterapia, seguendo Maria nel suo lavoro per circa due anni, mi sono convinto, e ora sono convinto, che bisogna non essere scettici dinanzi alle cose che non vediamo soltanto perché non le vediamo». Racconta delle volte in cui i pazienti tornavano al suo ambulatorio medico e gli riferivano di essere stati dal pranoterapeuta e di averne tratto benefici. Avevano, così riferivano, meno dolore. «Un po’ e sulle prime mi dava fastidio – rivela, sorridendo di quella sua passata gelosia – ma, come anche la scienza prescrive: quando tutti riferiscono di un fenomeno come funzionante, non si può fare a meno di prestargli attenzione».

Le mani di Maria Cicconetti, durante il trattamento pranoterapeutico, si scaldano. «Maria lo chiama ‘dono’ – commenta Gino A. Torchio – ma forse dono non è, perché l’energia c’è ed è attorno a noi. La pranoterapia è terapia non invasiva, intesa a recuperare il benessere del paziente. E non è poco! D’altra parte, che Maria, attraverso le sue mani, produca un beneficio nel paziente io l’ho visto accadere molte volte. È verificabile. La medicina ‘tradizionale’ sta facendo grandi passi di avvicinamento in direzione della medicina complementare. Ci sono medici, per esempio ortopedici, che prescrivono ai propri pazienti trattamenti pranoterapeutici e il pranoterapeuta, in casi sempre meno singolari, entra a far parte di un team di cura. Oggi consideriamo questa disciplina una cosa a cui ‘credere’ o ‘non credere’. Un giorno arriveremo a misurare scientificamente ciò di cui abbiamo una conoscenza empirica».

Aggiunge Maria Cicconetti: «Impongo le mani sul paziente, si scaldano. Lo faccio senza preparazione, come si è raccontato nel libro. È un dono». E ricorda, poi, come sul “dono” ci abbia a lungo lavorato: prima imparando a dominarlo, sotto la guida di un frate cappuccino (è il padre Nino de La foto che non c’è), quindi studiando. «Da quindici anni collaboro con un medico ortopedico. So quanto il mio ruolo niente possa togliere al ruolo della medicina scientifica e tradizionale, ma so anche che possiamo lavorare insieme, con molta utilità e profitto per il paziente».

Prima delle domande libere e degli interventi del pubblico, a conclusione della “giornata”, è intervenuto Stefano Termanini: «ho notato – ha detto – che un tratto comune a tutti gli interventi sia stato l’equilibrio tra l’esperienza diretta, empirica, a cui dover credere e la volontà, la necessità, a un certo punto, di trovare basi oggettive e scientifiche a giustificazione del proprio lavoro e degli effetti che se ne ottengono. Nella medicina complementare, a quanto oggi ho appreso, si cerca una dimensione complessiva dell’essere umano, una connessione tra il pensiero (o lo spirito, se si vuole) e il corpo, tra il sentire e lo stare. L’energia è, mi pare, la connessione che in tutti gli interventi è stata riconosciuta come a fondamento della conservazione della salute e del benessere, obiettivo che mi pare più di ogni altro al centro del bersaglio. La vera sfida». Riferisce un aneddoto: «È forse una leggenda, ma pare che il nome commerciale di Aspirina derivi da Sant’Aspreno, primo vescovo di Napoli, che tradizionalmente si invocava per guarire dal mal di testa (1). Se così fosse e anche qui, anche in questa leggenda o aneddoto che sia, il benessere del corpo e lo spirito sarebbero fra loro legati». «Sono contento della giornata, splendidamente organizzata da Nicole Freddi, che ringrazio», ha infine concluso. «Vorremmo ripetere questa giornata, anzi farla diventare un appuntamento non estemporaneo e occasionale, ma da mettere in calendario, abituale, ripetuto. Vorremmo ampliare l’esperimento che oggi abbiamo fatto insieme e trasformarlo, se ci riusciremo, un un festival del benessere. O meglio, come lo abbiamo chiamato, perché l’accezione del benessere sia la più vasta possibile: del ‘bene-stare’». [s.t. 26.5.2022]

(1) Se ne parla nel recente libro di Pietro Pistolese, In volo su Versailles. La Conferenza di pace, un’eredità di conflitti, Stefano Termanini Editore, 2022.

Una presentazione (“Mani che curano”) e un progetto: a Casale Monferrato, il 17 dic. 2021

Venerdì 17 dicembre, a Casale Monferrato, nelle sale del castello del Monferrato, che fu dei Paleologo e dei Gonzaga, è stato presentato il libro Mani che curano. La pranoterapia nella mia vita, di Maria Cicconetti e Gino A. Torchio (Serel International | Stefano Termanini Editore). La presentazione del libro, inserita nel ciclo “Quarta di copertina”, con il patrocinio del Comune di Casale Monferrato, è stata organizzata da Nicole Freddi, garante per i disabili del Comune di Casale Monferrato, studiosa ed esperta di medicina complementare e aromaterapia. Erano presenti il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, e l’assessore alla Cultura Gigliola Fracchia, che, con Nicole Freddi, si è fatta carico della conduzione della presentazione. Con loro gli autori del libro, Maria Cicconetti e Gino A. Torchio.

Dopo l’apertura di Nicole Freddi, il sindaco Riboldi ha ringraziato gli autori e l’editore Stefano Termanini, che purtroppo non può essere presente per motivi famigliari. Ha ringraziato l’assessore Gigliola Fracchia, «che ha messo a disposizione la sala del Castello» e Nicole Freddi, «per aver voluto proporre questo momento di approfondimento su una tematica sulla quale è bello fare luce tramite l’esperienza personale». Delacourt, ha aggiunto il sindaco Riboldi, «diceva che l’esperienza personale è l’unica forma di cultura che sappiamo riconoscere. Ecco, forse è un giudizio eccessivo, nel senso che la cultura non è necessariamente figlia di un imprinting, di un vissuto, può essere anche trasmessa da una testimonianza, come facciamo oggi, ma certamente, se è per una prova che ci ha toccato sulla pelle e nel profondo, ha un valore maggiore». «Non siamo forse molti, oggi», conclude e dice quanto tenesse a partecipare all’incontro. «Siamo pochi ma buoni». Si scusa, altri impegni istituzionali lo chiamano altrove: dovrà lasciare la sala prima della fine dell’incontro.

Nicole Freddi legge il messaggio di ringraziamento e saluto di Stefano Termanini

Stefano Termanini doveva essere presente. Ha mandato un messaggio di saluto e ringraziamento e ha chiesto a Nicole Freddi di leggerlo. «Voglio salutare e ringraziare, in modo particolare e con sincera amicizia, Nicole Freddi – ha scritto Stefano Termanini –, a cui si deve l’organizzazione di questa presentazione e a cui siamo grati – noi, editore e autori – per il grande lavoro che ha fatto perché oggi si realizzasse. Desidero porgere il mio saluto e il mio ringraziamento – innanzi tutto – al Signor Sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, all’Assessore alla Cultura di Casale Monferrato, Gigliola Fracchia. Grazie per l’inserimento di questa nostra iniziativa nel ciclo “Quarta di copertina” della Città di Casale Monferrato. Ne siamo felici e onorati. Ringrazio e saluto le persone che, all’interno del Comune di Casale Monferrato, hanno operato affinché oggi si sia qui; perché, cioè, ci si possa incontrare nelle sale di questo meraviglioso Castello, testimone di una storia lunga e illustre. Ringrazio e saluto i miei autori, Maria Cicconetti e Gino Angelo Torchio, e tutti voi che oggi siete con noi a conversare di pranoterapia e del libro Mani che curano».

Prende la parola Gigliola Fracchia. Dice di aver avuto modo di parlare al telefono con l’editore Stefano Termanini. «La storia di Maria Cicconetti mi ha molto segnato e mi piacerebbe sentirla raccontare da lei». Si guarda attorno, contempla la sala: «Siamo non pochi, ma in ogni caso “molto buoni”. Perché, se siamo qui, vuol dire che siamo aperti a conoscere cose nuove».

Maria Cicconetti racconta come abbia scoperto il “dono” della pranoterapia e cita il suo primo libro, “La foto che non c’è”

«Ho scoperto il dono della pranoterapia venticinque anni fa», comincia Maria Cicconetti, «prima facevo la fioraia. Quando ho scoperto il dono, non ci credevo. Mi sembrava qualcosa di strano. Come? Poni le mani e risolvi un problema?, mi chiedevo. Ho dovuto ricredermi, piano piano, scoprendolo, con umiltà. Sono stata aiutata da un frate che ha fatto luce su questo percorso, con me. Poi ho voluto capirne di più. In 25 anni di strada ne ho fatta tanta, di persone ne ho viste tante. Oggi, per me, la voglia di aiutare è sempre maggiore. Mi viene naturale alzare una mano e porla su chi soffre. Non pretendo che tutti possano comprendere tutto questo. Non è facile capire e accettare ciò che non è dimostrabile. Anche se ciò che non appare, è spesso ciò che è più importante. La pranoterapia è una cosa invisibile e parlare dell’invisibile non è così semplice. Ma funziona. Sono onorata di aver avuto l’opportunità di uscire con questo libro che fa la differenza. La salute è fondamentale e ci vuole rispetto ogni volta che se ne parla. Nel corso della mia vita e della mia attività, ho imparato a collaborare con i medici. Anche questo è stato per me molto importante. Il dottor Gino Torchio, qui accanto a me, uomo di scienza e soltanto di scienza, che poi ha cominciato ad avvicinarsi a me, pian piano, osservandomi. È stato difficile anche per lui. Ve lo racconterà». Maria Cicconetti ricorda quando conobbe Gino A. Torchio: «Ci siamo conosciuti in occasione della presentazione del mio primo libro, La foto che non c’è. Fu un’idea del Comune di Chivasso, dell’assessore alla cultura. Nacque da lì un’amicizia. Ci siamo accorti che si poteva avere una buona collaborazione. Io, allora, stavo già scrivendo Mani che curano».

Gino A. Torchio racconta il suo percorso: dallo scetticismo più totale verso la pranoterapia, allo studio, alla verifica, alla scrittura del libro con Maria Cicconetti

Riprende Gino A. Torchio: «A marzo 2018. Ci siamo incontrati allora. Poco prima che fosse presentato il libro La foto che non c’è e per preparare quella occasione. Io ero in pensione da pochi mesi, da un anno circa, dopo aver fatto il medico, sia ospedaliero sia, in seguito, di famiglia, per quarant’anni. La domanda che Maria mi ha fatto è stata: che cosa ne pensa delle medicine naturali e della pranoterapia in particolare? Una domanda complessa. Io ho sempre curato l’organo. Sapevo che la pranoterapia, in quanto medicina alternativa, “naturale” e “orientale”, fa uso di altri metodi. Noi curiamo in base a un ragionamento scientifico, mentre in Oriente la cura è governata da un rapporto mente e corpo. Siamo agli antipodi. Sono due trattamenti curativi molto diversi. Ho risposto che dovevo pensarci. L’interesse, però, c’era e da molto tempo». Molto lo incuriosisce e lo coinvolge, spiega, la realtà che non si vede, ma che esiste. Anche questo è argomento di scienza. Cita un convegno di cosmologia del 1976 in cui si diede rilievo all’infinitesimale. Il rapporto con il corpo del paziente è diverso, secondo che chi cura sia il pranoterapeuta o il medico di medicina tradizionale. Occidente e Oriente sono non soltanto regioni geografiche, né soltanto categorie di pensiero. Sono due diversi modi di sentire. «Mi sono accorto – racconta Gino A. Torchio – di quante cose mancano anche alla medicina ufficiale. Quando visitavo i pazienti gli ambulatori erano strapieni. Anche soltanto a vederli di persona, i miei pazienti, sapevo che cosa avevano da dire: li conoscevo da molto tempo, conoscevo il loro vissuto personale e famigliare e li seguivo da molto. Nello studio di Maria c’è sempre soltanto il paziente e il pranoterapeuta. Loro due e nessun altro. Tra i due nasce un colloquio che dura nel tempo. La qualità più importante del pranoterapeuta, infatti, è saper ascoltare. L’altra grande qualità è essere disponibili. Quando tu chiami e hai bisogno, trovi sempre dall’altra parte del telefono la pranoterapeuta, Maria Cicconetti, che è pronta ad assisterti. Dunque disponibilità e capacità di ascoltare». E l’energia, di sicuro. L’energia è il nucleo della pranoterapia. «L’energia non si vede, ma c’è. Ed è sempre esistita, anche quando l’uomo ancora non l’aveva scoperta. L’universo è pieno di energia. L’energia è molto diffusa nell’Universo, anche se oscura, così come lo è la materia. Tutti abbiamo una nostra energia. Se non ci fosse l’energia dei mitocondri a livello cellulare, il nostro corpo non potrebbe andare avanti».

Ma tutti possiamo esercitare la pranoterapia? L’energia “vitale”, di cui la teoria della pranoterapia ci dice (così come ci spiega il libro Mani che curano), è di tutti. Non tutti, però, possono usarla per “curare”. Non tutti a un medesimo livello. «Mi sono avvicinato a Maria per vedere come una mano può interagire con il corpo di una persona. L’energia che scaturisce dalla mano del pranoterapeuta non si vede: questo è il punto. Non la si vede, non si può misurarla. Per questo, non essendo quantificabile la dose dell’energia somministrata dalla mano del pranoterapeuta al corpo del paziente, ci sono molti ostacoli nel poter considerare scientificamente valida la pranoterapia. Vi assicuro, però, che i risultati ci sono. Io gli ho visti, li ho sentiti dalla testimonianza dei pazienti, ho avuto modo di sperimentarli: la cosa principale è provare. Mi sono sottoposto io stesso alle terapie e ancora oggi, quando ne ho bisogno per qualche disturbo limitante e doloroso, io chiedo e trovo in Maria la persona adatta e pronta a intervenire. I risultati sono buoni. Anche per gli scettici. E il primo scettico ero io. Mi sono avvicinato a Maria perché conoscevo la sua serietà. Quando si vuole studiare qualcosa di nuovo, occorre che il tutor sia serio. Ho imparato molto da Maria, ma devo imparare ancora tanto». Gino A. Torchio dice di aver seguito nel tempo l’azione di Maria e di essersi mantenuto aggiornato sui risultati che vedeva accadere, che verificava, nei pazienti di Maria. Da qui è nata l’idea di scrivere il libro. «Noi non abbiamo voluto scrivere un manuale, un testo. Noi abbiamo voluto affrontare la parte più difficile: spiegare a tutti qual è il concetto che regge la pranoterapia. Lo scetticismo che avevo tre anni fa, ora non c’è più. Sono convinto che c’è un passaggio di energia dalla mano del pranoterapeuta al corpo del paziente». Altri libri sulla pranoterapia ci sono, più forse sulla pratica o sulle tecniche della pranoterapia. «Maria Cicconetti pone le mani e scopre, prima ancora che tu glielo dici, il punto doloroso. È una cosa meravigliosa: è come se ci fosse una situazione elettrica che le suggerisce che in quel punto manca energia e l’energia che lei somministra in quel punto porta un beneficio al disequilibrio del corpo del paziente».

«Com’è il primo impatto?» Maria Cicconetti riprende la domanda che le pone Gigliola Fracchia e comincia a risponderle. «Mi guardano, mi osservano. Poi ci si parla, con tranquillità. Quando scatta la fiducia, mi raccontano cose che io non ho mai chiesto. Ci sono, però, anche persone che arrivano soltanto per osservarti. Ci sta. Il dubbio è normale. Ci vuole disponibilità, ci vuole l’ascolto. E rispetto per tutti. Io tratto tutti i pazienti nello stesso modo, qualsiasi sia il loro dolore e indipendentemente dalla sua gravità. Pranoterapia è soffio vitale. Non puoi porre le mani sul paziente se non sei persona umile, se non senti dentro di te questa disponibilità ad aiutare».

Intervengono Paola Imarisio e Duilio Bertaini, autori di importanti testimonianze pubblicate nel libro

Maria Cicconetti presenta Paola Imarisio e Duilio Bertaina. Entrambi hanno contribuito a Mani che curano con un proprio testo e una testimonianza. «Duilio», dice Maria Cicconetti, «ha un dono. Anche lui». Paola Imarisio parla per prima. Si racconta: è infermiera professionale, esperta in tecniche di rilassamento, medicina cinese, Qi-gong clinico, comunicazione ipnotica e programmazione neurolinguistica. Racconta come abbia conosciuto Maria. Afferma di credere «fortemente nell’efficacia, nell’unione e nell’interazione di tre discipline: nella disciplina della medicina orientale, della medicina occidentale e nella disciplina della medicina alternativa, la pranoterapia. Insieme riescono a vedere l’essere umano in tutta la sua interezza, mentre la nostra medicina è sempre più specialistica». Ben venga l’unione di queste tre discipline per dare completezza alla diagnosi e alla cura, afferma. Quindi ricorda come abbia conosciuto l’autrice: «Ho conosciuto Maria – dice – attraverso una mia paziente che soffriva di una patologia molto grave. Seguiva una terapia medica molto complessa e aveva esami con esiti non belli. A un certo punto, dopo diverse settimane, gli esami di questa paziente cominciano a migliorare. Io le chiesi se aveva cambiato terapia e lei mi disse che tutti i giorni si sottoponeva a sedute di pranoterapia. Mi disse che andava tutti i giorni da Maria. Io, allora, non sapevo nulla di pranoterapia». La paziente le riferisce che Maria non mette le mani sull’organo, ma su tutte le parti del corpo; che fa uso anche altre tecniche, tra cui tecniche di rilassamento. La paziente, seguendo la terapia già assegnata dai medici specialisti, con l’aiuto di Maria migliorò. Fu un vero successo. Aggiunge Paola Imarisio: «Scritte in questo libro ci sono tante cose e io voglio suggerirvene la lettura per tre motivi. Il primo: per approfondire la conoscenza di questo tema. Il secondo: per essere consapevoli della potenza di questa tecnica. Il terzo: per avvicinarsi sempre più a queste discipline». Nel momento storico che viviamo, in questo periodo di pandemia, è bello sapere che l’unione fa la forza e dunque è bello lavorare con operatori di diverse discipline. «Maria – conclude – è una forza della natura. Ha questo dono meraviglioso nelle mani, che è scientificamente testato e provato. Quello che fa la differenza con Maria, però, è che Maria non ha soltanto il prana nelle mani, ma anche il prana nel cuore e nella mente. È una donna forte, tenace e ama profondamente la sua professione, che fa con tutto il suo cuore. La testimonianza che io ho scritto per questo libro si conclude con il motto di Maria: non mollare mai. Quando l’ho conosciuta meglio, ho capito che questo suo motto è diventato il motto anche di tutti i suoi pazienti».

Duilio Bertaina dice di essere contento di aiutare a «promuovere un libro che è sicuramente ben più che interessante». Duilio Bertaina è di Chivasso ed è tecnico di radiologia presso l’Ospedale di Chivasso. Da molti anni – spiega – «continuo a irradiare le persone con qualcosa di invisibile», cioè con i raggi x. Duilio Bertaina sa bene, per propria esperienza personale – e lo sapeva anche prima di incontrare Maria – che ci sono forze ed energie che non si vedono. «Fu mia moglie, qualche anno fa, a suggerirmi di andare da Maria. Io la conoscevo solo di vista, perché sono di Chivasso. Ma mi ricordavo di lei che faceva ancora la fioraia, non avevo saputo di questa sua, diciamo così, nuova attività. Allora io non sapevo nemmeno che cosa fosse la pranoterapia». Duilio Bertaina racconta di essere stato alcune volte in ambulatorio, da Maria, e di essersi fatto trattare da lei. «Poi mi resi conto – dice – di avere la mano sinistra calda, sempre, in qualunque momento della giornata. È stato allora che ho deciso, ormai è un anno e mezzo fa, ma la pandemia ha rallentato un po’ tutte le cose, di intraprendere un corso di pranoterapia. Penso che se una persona matura la consapevolezza di poter aiutare il prossimo, debba sentirla come una responsabilità. Altrimenti qualcosa non va. Voglio dire che, se posso aiutare una persona, perché non dovrei farlo?» L’esempio del dottor Torchio e della dottoressa sua moglie, per tanto tempo i suoi medici di famiglia, gli è stato di grande aiuto. La collaborazione fra le discipline per la cura del paziente è importante; è fondamentale, anzi. «Ora sto intraprendendo questo cammino – conclude – e qualche volta ho già provato a imporre le mani. A breve dovrei finire la mia formazione. Voglio provare. Il mio fine unico è cercare di aiutare le persone e, in questo libro, c’è anche la mia testimonianza. Lo consiglio, vale la pensa dedicargli del tempo per leggerlo». La medicina tradizionale resta al centro, ma «ben venga ogni occasione per aiutarsi reciprocamente. La somma delle parti e sempre di più di quella che si può conteggiare».

Nicole Freddi dice: «sarebbe bello se nel nostro territorio si collaborasse insieme», sarebbe bello se «un gruppo di persone» riuscissero a unire le forze, «senza fare steccati, barriere»

Nicole Freddi aggiunge la sua testimonianza. Racconta: «Io sono stata trattata, avevo dolori atroci alle anche. Duilio Bertaina mi trattava due volte alla settimana e davvero miglioravano. La pranoterapia, come Duilio Bertaina diceva, ha la funzione di aiutare. Collabora con la medicina tradizionale, non sostituisce la medicina tradizionale, ma camminano insieme e si integrano». Aggiunge che «sarebbe bello se nel nostro territorio si collaborasse insieme», sarebbe bello se «un gruppo di persone» riuscissero a unire le forze, «senza fare steccati, barriere». È un auspicio, forse anche di più: una premessa. Una premessa (e una promessa) per un progetto da sviluppare, che potrà vedere unite più competenze sullo stesso fronte della salute e della cura, perché, mai quanto si tratta di salute e cura, non debbono esserci divisioni, schieramenti, squadre. L’assessore Fracchia ringrazia Nicole Freddi; ringrazia Paola Imarisio e Duilio Bertaina, per le loro testimonianze. Maria Cicconetti offre la propria disponibilità: «chi ha un dono, lo dona», dice. E propone di organizzare, a Casale Monferrato, una dimostrazione pubblica e gratuita, per chi vorrà saperne di più di pranoterapia e sperimentarla. La televisione ci mette in guardia, anzi «ci bombarda». Molti sono gli imbroglioni, in giro; quelli che approfittano della disperazione delle persone. Qui, però, è diverso. «Sarebbe bello – conclude l’assessore Fracchia – che Maria potesse venire qua un giorno con noi, magari in primavera, e fare un incontro. Una giornata per i cittadini di Casale». A Maria, l’assessore alla Cultura Gigliola Fracchia chiede di raccontare un episodio particolare, un’esperienza che “stacchi” rispetto alle altre. Maria racconta di un bambino, «adesso ha sette anni» dice. I genitori hanno dato la loro testimonianza, che è scritta nel libro. «Io pongo le mani su di lui – racconta Maria – e il bambino dice “quando arrivo da Maria il mio cuore batte forte forte, quando esco il mio cuore batte pianissimo”. I bambini non sono condizionati da nulla, ti guardano innocenti e l’effetto della pranoterapia, su di loro, è immediato». Maria ha trattato tanti casi. Il libro ne racconta molti, non certo tutti. «Per me sono tutti importanti, perché ognuno ti lascia qualcosa. Io credo che il dolore è di ciascuno e tutti devono essere trattati nello stesso modo. Non chiedo niente per il mio lavoro, ma un’offerta. Chi può e vuole pagarmi, mi paga, gli altri no. È una scelta di vita, però io preferisco essere così. La pranoterapia è un dono e io, aiutando le persone, posso fare doni ogni giorno dell’anno. Non a Natale soltanto».

Poi conclude raccontando quando le capitò di trattare un cane. Anche gli animali, come i bambini, non hanno filtri. «È stata un’esperienza bellissima», dice. «Io non faccio nulla, a me viene naturale. Non ho bisogno di preparazione, non mi scaldo le mani, niente. Se hai un dono, è un dono. Poi è chiaro che anche io ho fatto una scuola e ho imparato la tecnica. La collaborazione tra medicina tradizionale e complementare è importante. Bisognerebbe sempre avere il coraggio di provare. Insomma, mai arrendersi». Gino A. Torchio ringrazia Nicole Freddi e il Comune di Casale Monferrato. «La pranoterapia può migliorare, alleviare la malattia, fiancheggiare il lavoro del medico di medicina generale» ribadisce. «E così ha fatto Maria. Il lavoro di Maria si è sempre affiancato e appoggiato al lavoro dei medici». Gino Torchio ricorda che, alla fine di ciascun incontro, organizzato per presentare il libro, c’è sempre stato un momento “pratico”, un «momento di pranoterapia», in cui Maria Cicconetti ha sperimentato la pranoterapia con chi volesse sottoporvisi. L’assessore Gigliola Fracchia ringrazia tutti gli intervenuti, formula auguri di buone feste per i presenti e le loro famiglie. «Non ci resta – dice – che leggere il libro». E raccomanda a tutti i presenti di farlo. [st | 8.1.2022]

“Mani che curano” di Maria Cicconetti e Gino A. Torchio presentato a Casale Monferrato per “Quarta di copertina”

Il 17 dicembre 2021, nelle sale del Castello del Monferrato.

La presentazione di “Mani che curano”. Casale Monferrato, Castello del Monferrato, 17 dic. 2021

A Casale Monferrato, nel castello del Monferrato, lo scorso 17 dicembre, è stato presentato il libro Mani che curano. La pranoterapia nella mia vita, di Maria Cicconetti e Gino A. Torchio (Serel International | Stefano Termanini Editore). La presentazione, inserita nel ciclo “Quarta di copertina”, con il patrocinio del Comune di Casale Monferrato, è stata spunto e occasione per una riflessione sulle medicine complementari, «tecniche che – come da tutti i partecipanti all’incontro è stato osservato – possono aiutare anche in maniera consistente l’applicazione e l’efficacia delle terapie della medicina “ufficiale”».

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